Trasparenza e lobbying nell’Unione europea: i vantaggi del “legislative footprint”

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Il 18 novembre 2011 il Comitato affari costituzionali del Parlamento europeo ha pubblicato un nuovo rapporto sulla trasparenza, accountability e integrità delle attività di lobbying presso le istituzioni dell’Unione europea. Il rapporto suggerisce l’introduzione del “legislative footprint” presso le tre principali istituzioni europee. Il footprint – consistente in un documento da allegare agli atti normativi approvati dalle istituzioni – svolge una funzione semplice: rende pubblici tutti gli incontri avvenuti tra le strutture istituzionali competenti e i rappresentanti di interessi.

Il legislative footprint, peraltro, sviluppa una delle priorità dell’azione della nuova Commissione europea: quella cioè della completa tracciabilità del procedimento legislativo. A seguito dell’insediamento della nuova Commissione, preso atto del calo di fiducia dei cittadini europei nei confronti dell’Unione europea e delle strumentalizzazioni della classe politica nazionale e dei media, si è deciso di rendere conoscibile l’agenda degli incontri tra i Commissari europei, i rispettivi capi di gabinetto e i direttori generali con i lobbisti che tutelano gli interessi delle aziende o delle organizzazioni della società civile. Ciascuna DG ha quindi iniziato a pubblicare online la data, l’oggetto e i partecipanti agli incontri ufficiali. Grazie allo strumento del footprint – segnala il documento approvato dal Comitato affari costituzionali del Parlamento europeo – si avrebbero tre vantaggi. Anzitutto, sarebbe possibile includere il Consiglio tra le istituzioni soggette al rispetto dei vincoli di trasparenza. Ad oggi, infatti, il Consiglio è l’unica tra le tre principali istituzioni europee a non avere un sistema di trasparenza delle relazioni tra le proprie strutture amministrative e i rappresentanti degli interessi privati. Inoltre, si favorirebbero controlli incrociati delle informazioni, a vantaggio della trasparenza dei processi decisionali e, di riflesso, dell’accountability delle istituzioni. In terza battuta, si garantirebbe migliore applicazione dell’articolo 10, comma terzo, del Trattato di Lisbona – in cui si afferma il principio della massima apertura del processo decisionale alla voce dei cittadini. La trasparenza dei processi decisionali, conclude il documento, consentirebbe in effetti un migliore esercizio del diritto di conoscibilità delle decisioni e partecipazione al contenuto delle stesse.

(Gianluca Sgueo)

Credits photo: Adam Lang CC BY-NC-SA 2.0