Recensioni. TTIP Leaks, le fughe di notizie sulle negoziazioni per il trattato internazionale

Il 16 giugno 2016 l’European Journal of Risk Regulation ha pubblicato i risultati di un simposio sul TTIP “What the TTIP Leaks mean for the On—going Negotiations and future agreement?”  che fornisce al lettore un’analisi puntuale di documenti pubblicati nella fase delle trattative del TTIP e li contestualizza all’interno dei negoziati in corso.

Le ricerche contenute nel simposio si focalizzano sulle fughe di notizie relative al trattato, per valutare in quale modo le informazioni pubblicate da Greenpeace possano incidere sui negoziati in corso (che a luglio hanno subito una battuta d’arresto) e su quelli futuri. L’obiettivo è altresì quello di verificare le reali posizioni di UE e Stati Uniti sulle trattative e la veridicità delle posizioni e delle dichiarazioni dei soggetti a favore e a sfavore dell’accordo.

La percezione generale degli studiosi che hanno partecipato al simposio è che l’impatto della fuga di notizie sia stato molto limitato rispetto alle attese. Ciò è dipeso principalmente dal fatto che i documenti pubblicati mostrano solo le posizioni di Unione Europea e Stati Uniti su una serie di questioni ma non svelano le eventuali concessioni fatte dalle parti per giungere a compromessi. Inoltre i capitoli pubblicati da Greenpeace sono solo la metà rispetto a quelli di cui si dovrebbe comporre il TTIP (quindi: o l’associazione non ne è venuta in possesso oppure su quei temi ancora non si hanno testi consolidati). La funga di notizie non ha dunque consentito di venire a conoscenza dei reali retroscena del TTIP, mentre ha contribuito a influenzare negativamente l’opinione della collettività minando la credibilità del trattato.

Gli autori affrontano gli effetti del TTIP in diversi settori: dalla cooperazione normativa internazionale ai prodotti farmaceutici, dalla sicurezza alimentare alle indicazioni geografiche, fino ad arrivare ai regolamenti finanziari ed allo sviluppo sostenibile.

Alberto Alemanno affronta il problema delle asimmetrie informative.  Secondo l’autore, ogni volta che l’UE rilascia i suoi position papers, prima di ciascuna trattativa, contribuisce ad aggravare lo squilibrio di informazioni, con il grave effetto di alterare l’andamento dei negoziati e di influenzare in negativamente la percezione pubblica del TTIP. Dopo aver esaminato le “leaks” e le possibili cause delle asimmetrie informative, l’autore ritiene che l’UE sia l’unico attore in grado di cambiare il paradigma della trasparenza nei negoziati economici, pur riconoscendo che il miglioramento degli standard di trasparenza dipenderà molto dalle concessioni dei partner commerciali. Il testo si conclude con l’affermazione secondo cui per poter avviare una nuova generazione di accordi commerciali basati sulla trasparenza, il TTIP dovrebbe definire un apposito “benchmark”: si tratta di un elemento imprescindibile affinché il trattato transatlantico, qualora sia approvato, possa essere considerato uno standard fondamentale per una nuova generazione di accordi commerciali.

Il secondo contributo, di Ronny Patz, esamina la dinamica e gli effetti della fuga di informazioni. L’autrice evidenzia la particolare attenzione del pubblico nei confronti di tutte le notizie relative al negoziato. Tale fatto ha inciso negativamente sull’andamento delle trattative minandone la credibilità agli occhi del pubblico preoccupato che principi democratici e standard di regolamentazione non fossero rispettati. Dopo aver ripercorso il dibattito sul contenuto dei negoziati e, più in generale, sulla legittimità democratica della governance internazionale e transnazionale attraverso gli accordi commerciali, l’autrice sostiene che i negoziati commerciali con effetti regolatori dovrebbero necessariamente prevedere un nuovo livello di trasparenza per convincere gli osservatori esterni che tutte le questioni del TTIP sono trattate nell’interesse pubblico.

Il terzo contributo di Vigjilenca Abazi è intitolato “How Confidential Negotiations of the Transatlantic Trade and Investment Partnership Affect Public Trust”. La ricerca muove dalla considerazione secondo cui le istituzioni UE giustificano il ricorso alla segretezza (privilegiandola rispetto alla trasparenza), per promuovere la fiducia con i partner negoziali. Per verificare le ripercussioni di tale comportamento lo scritto esamina sinteticamente il contesto legale dei negoziati e i rapporti tra le istituzioni. L’autrice sostiene che quando le istituzioni europee favoriscono in modo sproporzionato la riservatezza, la fiducia del pubblico viene fortemente compromessa. Inoltre, il fatto che i Parlamenti nazionali o il Parlamento europeo possano ricevere informazioni in merito ai negoziati non consente di ristabilire tale fiducia perché l’accesso ai documenti è parziale e non produce alcun significativo dibattito pubblico.

Il quarto contributo “TTIP Leaks: A Welcome Opportunity for More Homework” di Christian Häberli analizza molteplici aspetti del TTIP, soffermandosi principalmente sul fenomeno dei NTB, che potrebbero produrre il rischio di limitare l’accesso al mercato da parte di Stati terzi, qualora le offerte non fossero conformi a quanto previsto da Washington o da Bruxelles. L’autore sottolinea che, anche se accettassero indirettamente le disposizioni del TTIP mediante la stipula di accordi conformi alle disposizioni del patto transatlantico, gli Stati terzi sarebbero in ogni caso esclusi dalla partecipazione ad ulteriori nuovi negoziati tra USA e UE a causa dello stretto legame che il TTIP determinerebbe tra le due aree. Allo stesso tempo, la mancata sottoscrizione del TTIP potrebbe incidere negativamente sulla posizione commerciale dell’Europa in quanto potrebbe determinare un innalzamento delle tariffe in molti settori con ripercussioni particolarmente gravi sugli scambi commerciali. L’autore ritiene che le istituzioni debbano utilizzare questo momento di stasi nelle trattative per approfondire tutte le tematiche e le possibili implicazioni del TTIP. Un maggiore studio dei vari aspetti del trattato consentirebbe di ridurre gli effetti negativi dello stesso e di renderlo più conforme con le esigenze di mercato in una dimensione più ampia che non privilegi esclusivamente Stati Uniti e Unione europea.

Il quinto contributo, di Alan Matthews, si sofferma sulla sicurezza alimentare, uno dei punti di maggiore tensione del TTIP a causa delle numerose differenze esistenti tra la disciplina americana e quella europea. Il Commissario europeo per il Commercio, Malmström, è più volte intervenuta per assicurare il mantenimento della Food Safety Regulation; nonostante ciò tra i consumatori vi è la preoccupazione che il TTIP potrebbe abbassare gli standard di sicurezza alimentare EU per da vita ad un commercio più rapido dei prodotti. Per valutare la fondatezza di tali timori viene esaminato il testo consolidato del Capitolo SPS. Secondo l’autore nel Capitolo non si riscontra alcuna volontà dei negoziatori di abbassare la qualità degli alimenti, mentre nel testo è possibile rivenire uno snellimento delle procedure ed un abbattimento di inutili costi nelle transazioni commerciali. Per Matthews è dunque auspicabile proseguire nelle trattative perché le stesse potrebbero contribuire a migliorare il commercio dei prodotti e, conseguentemente, anche la food safety negli Stati Uniti, con possibili benefici su scala globale.

Il contributo di Alexia Herwig è volto a verificare se le proposte del TTIP sarebbero in grado di espandere gli obblighi che le parti hanno già assunto in base all’OMC. L’intervento è dunque volto ad accertare in quale misura il coordinamento normativo risultante dal TTIP sarebbe compatibile con il diritto dell’OMC. A questo fine lo scritto esamina i negoziati relativi all’introduzione di una serie di requisiti procedurali volti all’adozione di misure di regolamentazione. L’autrice conclude il suo intervento sostenendo che, astrattamente, il nuovo assetto potrebbe determinare una violazione delle disposizioni dell’OCM e soprattutto potrebbe mettere in discussione la sovranità nazionale a favore di un paradigma della sovranità normativo.

Il settimo contributo di Benjamin Farrand affronta l’importanza della “denominazione geografica” nel TTIP, mettendo in luce come UE ed USA abbiano due approcci completamente diversi in materia di indicazione geografica: la prima tende a tutelare l’origine culturale e geografica di determinati prodotti riconducibili ad una specifica area, mentre gli Stati Uniti non riconoscono l’IG come meritevole di una tutela speciale. Le due posizioni così distanti determinano altrettante contrapposte normative e l’autore ritiene che da ciò potranno derivare solo due esiti: o l’indicazione geografica sarà esclusa dall’ambito applicativo del TTIP, o addirittura si potrebbe addivenire alla mancata stipula del TTIP.

Il contributo di Bart Van Vooren e di Charlotte Ryckman analizza il TTIP dal punto di vista della regolazione sanitaria e farmaceutica utilizzando il documento Tactical State of Play of the TTIP Negotiations” del marzo 2016. L’obiettivo è quello di capire cosa cambierebbe per i consumatori UE e quale sarebbe il futuro impatto dei regolatori UE sulla salute pubblica. Lo studio muove dall’affermazione degli oppositori del trattato secondo cui l’accordo determinerebbe l’incapacità dell’UE di proteggere la salute pubblica in quanto legherebbe l’Unione alla disciplina e agli standard statunitensi, inferiori rispetto a quelli europei. Gli autori sostengono che dai negoziati sui prodotti farmaceutici e sui dispositivi medici non emerge una reale minaccia per la salute pubblica nell’Unione europea. I negoziati, infatti, si sono concentrati esclusivamente su dati tecnici e questioni procedurali che avrebbero potuto solo garantire immissione più efficienti dei prodotti sul mercato senza intaccare standard e normative interne: dunque, al momento non vi sono i dati per affrontare il problema del rischio per la salute pubblica.

Il contributo di Marco Rizzi analizza il mercato farmaceutico. L’autore, basandosi sulla fuga di documenti riservati del 2 maggio 2016 pubblicati da Greenpeace Olanda, sostiene che i negoziati sino ad ora condotti, mettono in luce l’esigenza di una cooperazione più trasparente tra le parti. Le trattative non hanno risolto invece le questioni inerenti alla cooperazione normativa per il riconoscimento reciproco delle buone prassi di fabbricazione da un lato, e degli scambi di informazioni commerciali riservate dall’altro. Le parti si trovano dunque su posizioni contrapposte soprattutto per il fatto che la necessità di una cooperazione è una priorità per l’UE, che ha investito molto in questo settore, mentre è di minore interesse per gli Stati Uniti. L’impressione dell’autore è che l’accordo transatlantico potrebbe essere concluso solo se le parti raggiungessero un accordo sui farmaci generici che rappresentano un elemento centrale per i sistemi sanitari di entrambi i negoziatori. Al momento ancora non è chiaro se e come procederanno le trattative in tale settore ma l’autore auspica l’introduzione di correttivi (come un controllo del Parlamento europeo) capaci di conciliare la posizione dei contraenti.

Il contributo di Sara Pugliese analizza le divergenze tra UE e USA nella regolazione finanziaria e i possibili effetti sul TTIP. L’intervento esamina le differenze tra i due sistemi di regolamentazione e di vigilanza finanziaria per accertare se vi siano spazi comuni per l’adozione del TTIP o se almeno siano immaginabili meccanismi di cooperazione regolatoria. Dal documento Note – Tactical State of Play of the TTIP Negotiations – March 2016”, trapelato da Greenpeace nel maggio del 2016, emerge che UE ed USA hanno concordato l’architettura del capitolo dei servizi finanziari in base alla proposta dell’UE sull’accesso al mercato ed hanno iniziato un processo di negoziazione, volto ad evitare incongruenze indesiderate. Nonostante ciò permangono questioni irrisolte nei sistemi di regolamentazione e di vigilanza finanziaria che potrebbero avere effetti destabilizzanti per la finanza globale. È dunque auspicabile la creazione di un meccanismo di cooperazione normativa efficace tra Stati Uniti e Unione europea che favorisca il ravvicinamento delle norme e degli standard, in quanto l’assenza di norme comuni potrebbe vanificare l’efficacia di norme di accesso al mercato eventualmente contenute nel TTIP.

L’ultimo contributo di Ferdi De Ville, Jan Orbie e Lore Van den Putte, si sofferma sullo sviluppo sostenibile nel TTIP, elemento di fondamentale importanza per la conclusione dell’accordo in quanto una convergenza normativa permetterebbe il rafforzamento di standard sociali ed ambientali nell’area transatlantica. Gli autori affrontano una vasta gamma di questioni relative allo sviluppo sostenibile, dalla salute e sicurezza sul lavoro alla gestione ecologica dei prodotti chimici e dei rifiuti sostenendo che se i negoziatori vogliono concludere un trattato che possa avere effetti sociali e ambientali positivi e duraturi, è assolutamente necessario che UE e Stati Uniti avvicino le loro discipline in quei settori.

(Giulia Dimitrio)

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