Recensioni. New Approaches to International Regulatory Cooperation

Da alcuni anni l’attenzione del dibattito scientifico si è focalizzata sulla cooperazione regolatoria internazionale in virtù delle recenti trattative volte a stipulare accordi commerciali di libero scambio tra UE ed USA. Questo simposio analizza due esempi di cooperazione regolatoria internazionale: il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) le cui trattative al momento hanno subito una battuta d’arresto, e il TPP (Trans-Pacific Partnership).

L’intento dei trattati è quello di definire gli schemi giuridici di cooperazione regolatoria tra USA e UE e tra USA e alcuni Paesi del Pacifico attraverso la rimozione di alcune differenze (come ad esempio i regolamenti tecnici, gli standard applicati ai prodotti e le procedure di omologazione). È dunque chiaro come i due accordi non si limiterebbero alla mera integrazione dei mercati mediante la riduzione dei dazi e delle tariffe doganali, ma aspirerebbero invece a creare modelli di cooperazione più complessi. L’obiettivo perseguito è infatti quello di agevolare la libera circolazione delle merci per facilitare il flusso degli investimenti e l’accesso ai rispettivi mercati dei servizi e degli appalti pubblici.

Al fine di mettere in luce le innovazioni ed i problemi posti dai trattati, il testo è suddiviso in quattro parti.

La prima parte esamina le ragioni del possibile successo della cooperazione regolatoria internazionale di TTIP e TPP. Si sostiene che:

  1. tutte le parti contraenti potrebbero trarre benefici economici dalla riduzione delle barriere doganali e regolatorie. Secondo l’opinione degli autori la semplificazione dei regolamenti e l’eliminazione degli ostacoli tariffari permetterebbe di applicare prezzi più bassi, dando vita ad un mercato più competitivo; il nuovo assetto consentirebbe inoltre una più veloce diffusione delle innovazioni. Per converso l’integrazione economica globale, la rapida evoluzione tecnologica e l’aumento delle catene di approvvigionamento globali potrebbero minare la capacità degli Stati di agire unilateralmente per la tutela dei loro cittadini;
  2. alla base dei trattati vi sono ragioni di strategia politica, prima tra tutte il fatto che il TTIP potrebbe legare le economie degli Stati Europei. Inoltre, poiché TIP e TPP rappresentano i due terzi del commercio mondiale, essi potrebbero divenire uno standard mondiale de facto, con una possibile riduzione del ruolo della WTO e del multilateralismo;
  3. la cooperazione regolatoria potrebbe rivelarsi uno strumento utile per una maggiore tutela normativa dei cittadini rispetto ai fallimenti del mercato. La cooperazione intergovernativa sarebbe infatti in grado di intervenire in molti settori in cui si verificano vuoti normativi derivanti dall’integrazione economica globale (si pensi agli interventi normativi nel settore finanziario, in quello alimentare, in quello farmaceutico e della sicurezza internazionale).

Nelle Parti II e III si analizzano le tecniche di cooperazione regolatoria transnazionale e precisamente:

  1. il sistema dei Free Trade Agreements, che impongono una disciplina normativa verso cui si deve orientare la regolazione nazionale (GATT, NAFTA, WTO);
  2. il sistema degli accordi e delle organizzazioni internazionali che stabiliscono standard regolatori applicabili a settori specifici (gli esempi richiamati sono quelli relativi al Comitato di Basilea ed al Protocollo di Montreal).
  3. le forme di cooperazione bilaterale tra regolatori nazionali;
  4. gli accordi mega-regionali come il TTIP e il TPP che combinano insieme gli elementi delle tre tecniche precedenti;
  5. il sistema di cooperazione regolatoria tra organizzazioni internazionali.

La parte IV esamina la governance, che nella cooperazione regolatoria internazionale potrebbe assumere tre dimensioni:

  1. strutture orizzontali e procedure di decisionmaking: si tratta di sistemi in cui i funzionari governativi opererebbero secondo procedure che nel TTIP e nel TPP sono state solo parzialmente formalizzate. Tali funzionari agirebbero in modo diverso a seconda della tecnica di cooperazione regolatoria adottata;
  2. strutture e procedure verticali: tale sistema riguarderebbe il rapporto tra le istituzioni che operano nell’ambito della cooperazione regolatoria internazionale e le strutture nazionali giuridiche e politiche. Formalmente le decisioni dell’IRC non sono giuridicamente vincolanti per le amministrazioni statali. Tuttavia le norme e le decisioni dell’IRC hanno spesso un effetto sostanziale sulle normative nazionali, soprattutto quando i funzionari normativi nazionali hanno partecipato ai processi decisionali internazionali;
  3. impatto dei regimi di cooperazione regolatoria sugli ordinamenti che non partecipano alla cooperazione. L’IRC sarebbe in grado di influenzare in modo sfavorevole i Paesi che si trovano al di fuori di tale sistema. Gli studiosi hanno preso in esame alcuni svantaggi che potrebbero derivare ai Paesi terzi dall’applicazione dei trattati: alcuni sostengono la necessità di creare strumenti in grado di permettere la partecipazione dei Paesi terzi al processo decisionale (in questo modo si potrebbe garantire un’equa considerazione dei loro interessi e si eviterebbe di porli in una posizione di svantaggio concorrenziale). Per altri commentatori, il TTIP dovrebbe presentare una “architettura aperta” in modo da permettere ad altri Paesi di aderire almeno in parte alla cooperazione internazionale. Altri ancora caldeggiano la creazione di accordi paralleli al TTIP (nel caso in cui fosse approvato) e al TPP.

Nell’ultima parte, l’articolo prende in esame i principali ostacoli, internazionali e nazionali, alla cooperazione regolatoria: l’asimmetria informativa e la disomogeneità normativa tra i diversi Stati.

Gli autori propongono alcune soluzioni che potrebbero astrattamente favorire il superamento degli ostacoli alla cooperazione regolatoria. In particolare, si auspica la creazione di un organismo di coordinamento normativo che permetterebbe di condividere con regolarità le informazioni, anche in assenza di un’armonizzazione normativa sostanziale tra gli Stati. Si diffonde la consapevolezza dei benefici dei trattati promuovendo la partecipazione degli stakeholders alle fasi del processo decisionale. Nel caso in cui l’accordo venisse siglato, si propone, infine, di creare un sistema di incentivi volto a favorire la cooperazione regolatoria degli attori coinvolti. Gli autori, in particolare, evidenziano che le autorità di regolamentazione nazionali non perseguirebbero volontariamente la cooperazione internazionale a meno che non ne percepissero i benefici. In tale ottica, essi auspicano che l’incentivo possa assumere sempre la forma di un “beneficio” piuttosto che di una “costrizione”. In tal senso gli Stati potrebbero affidare alle agenzie o a funzionari politici il perseguimento della convergenza normativa senza che questa sia imposta a livello giuridico o politico.

(Giulia Dimitrio)

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