Misurare e confrontare la qualità delle analisi di impatto prodotte nei due sistemi di Impact Assessment più evoluti d’Europa – quello della Commissione Europea e quello del Regno Unito – per evidenziare le principali tendenze ed individuare le differenze più significative tra i due modelli: è l’obiettivo del saggio di Fritsch, Radaelli, Schrefler e Renda “Comparing the content of regulatory impact assessment in the UK and the EU” (2013).
Gli Autori optano per un approccio alla misurazione della qualità delle analisi di impatto che si focalizza sulla completezza ed esaustività delle informazioni contenute nelle AIR stesse. Il metodo utilizzato prevede, infatti, l’esame di un campione di AIR finalizzato a verificare la presenza, al loro interno, di alcuni elementi, individuati preliminarmente alla luce delle linee guida e dei manuali per l’analisi di impatto nonché delle buone pratiche internazionali. Lo strumento prescelto è quello della scorecard, ampiamente diffuso negli Stati Uniti, ma utilizzato anche in Europa (ad es. dal National Audit Office inglese).
Partendo dall’esame delle principali carenze insite nell’utilizzo di questo metodo, gli Autori individuano alcuni accorgimenti utili a ridurre i margini di errore. Nello specifico, si ritiene necessario tenere in considerazione il principio della proporzionalità dell’analisi (in questo modo, si evita di attribuire un punteggio scarso ad uno o più elementi della scorecard, nei casi di incompleta o insufficiente valutazione, ove si dia conto, all’interno dell’AIR, delle relative motivazioni), nonché la circostanza che le linee guida AIR sono state più volte aggiornate e modificate nel corso degli anni.
La parte centrale del saggio presenta i risultati della ricerca, che ha riguardato un campione di AIR del Regno Unito e della Commissione Europea, relative al periodo 2005-2010 (più in dettaglio, sono state prese in considerazione tutte le AIR della Commissione Europea relative a proposte legislative vincolanti svolte tra il 2005 e il 2010 ed un campione di AIR del Regno unito, riferite allo stesso periodo, stratificato per dipartimento e per anno). Gli aspetti esaminati sono soprattutto quelli relativi all’analisi economica: individuazione dei costi e dei benefici, quantificazione e monetizzazione degli stessi; ulteriori evidenze sono raccolte per quanto riguarda l’individuazione degli obiettivi di policy, le tipologie di intervento considerate (in particolare, quelle alternative alla regolazione), la valutazione degli impatti economici, sociali, ambientali e degli oneri amministrativi.
Di seguito si fornisce una breve panoramica di alcuni dei risultati più interessanti. Le AIR del Regno Unito dedicano maggiore enfasi ai costi della regolazione piuttosto che ai benefici; per quanto riguarda la quantificazione, il gap tra Regno Unito e Commissione Europea, che nel 2005 era a favore del sistema inglese, sembra essersi ridotto significativamente. Anche in relazione alla monetizzazione dei costi il divario tra i due sistemi di AIR sembra aver assunto contorni molto meno netti, mentre ancora problematica appare la monetizzazione dei benefici; gli impatti sociali ricevono minore considerazione rispetto a quelli economici, in particolare nel Regno Unito (ma nel 2010 il Regno Unito ha raggiunto livelli analoghi a quelli della Commissione); infine, la valutazione degli impatti ambientali risulta molto più frequente nelle AIR della Commissione rispetto a quelle del Regno Unito.
Sulla base dei dati raccolti, gli Autori trattato le principali le divergenze tra i due sistemi di AIR nell’ambito di tre categorie: il tempo trascorso, gli ambiti dell’analisi (si intende cioè chiarire per quale motivo si registrano migliori performance nella valutazione degli impatti economici rispetto a quelli sociali o ambientali), gli specifici eventi che hanno rappresentato momenti chiave nell’evoluzione dei sistemi di AIR.
(Andrea Flori)