L’Action Plan sulla Capital Markets Union della Commissione europea

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In data 30 settembre 2015 la Commissione europea ha pubblicato il Piano d’azione sul Capital Market Union (qui la Press release).

Il documento giunge al termine di una pubblica consultazione avviata il 18 febbraio scorso e conclusa il successivo 13 giugno, sulle misure necessarie per sbloccare gli investimenti nell’UE e per creare un mercato unico dei capitali, esplicitate nell’ambito del Green paperCostruire un’Unione dei mercati dei capitali”. L’Action Plan prende le mosse dalla constatazione che, negli ultimi decenni, i mercati europei sono stati radicalmente trasformati a causa della innovazione finanziaria, della crisi economica, della globalizzazione, dell’introduzione della moneta unica, della risposta normativa e di mercato, fattori rispetto ai quali alcuni si sono mostrati fragili e, in mancanza di garanzia, hanno trasmesso gli shock e contribuito alla formazione di rischi sistemici.

La Capital Market Union (CMU) costituisce un pilastro fondamentale dell’Investment Plan e si propone, quindi, di affrontare problemi quali la carenza di investimenti in UE, aumentando e diversificando le fonti di finanziamento per le imprese europee e i progetti infrastrutturali a lungo termine, di sbloccare gli investimenti in EU e rendere il sistema finanziario maggiormente stabile.

Invero, la Comunicazione della Commissione del 26 novembre 2014 intitolata “Un piano di investimenti per l’Europa“, aveva già individuato una serie di iniziative per ovviare a tali problematiche, tra cui l’adozione del Regolamento europeo sui Fondi di investimento europei a lungo termine – pubblicato in GUUE in data 19 maggio 2015 e applicabile dal 9 dicembre 2015 in tutti gli Stati membri – (ELTIF), la promozione di mercati della “cartolarizzazione di qualità”, evitando di ripetere gli errori pre-crisi, la ricerca di soluzioni alla mancanza di informazioni standardizzate in materia di credito alle PMI, una maggiore diffusione nell’UE dei regimi di collocamento privato (private placement), sperimentati con successo in alcuni mercati europei, una revisione di misure già vigenti come la direttiva relativa al prospetto (2003/71/CE), nell’ottica di rendere meno oneroso alle PMI l’accesso ai capitali e il rispetto degli obblighi di quotazione. A questa, ha fatto seguito, in ordine di tempo, la pubblicazione del menzionato Green paper, accompagnato da un Commission Staff Working Document su “Initial reflections on the obstacles to the development deep and integrated Eu capital markets”, ove sono enunciate le riflessioni e le analisi dei fattori che hanno ostacolato lo sviluppo dei mercati dei capitali integrati ed efficienti della UE.

A tali strumenti di analisi, si è aggiunta la pubblica consultazione svolta dalla Commissione sul Green paper, preordinata ad una condivisione dei problemi e a definire un programma sulle iniziative da assumere. Essa ha riscosso un’elevata partecipazione da parte degli stakeholder, con oltre 700 risposte di imprese, investitori e soggetti del mondo finanziario e politico, i quali hanno supportato l’importanza di costruire una Capital Markets Union e si sono mostrati favorevoli ad un approccio di fattibilità graduale, step-by-step. Dal public hearing sui “Next steps to build a CMU”, tenutosi l’8 giugno 2015 a Bruxelles, e dalle risposte alla consultazione è emerso, tra l’altro, che un mercato unico per i capitali potrebbe effettivamente contribuire a sostenere una condivisione transfrontaliera del rischio, creare mercati più liquidi e diversificare le fonti di finanziamento per l’economia.

L’Action Plan sull’Unione dei mercati dei capitali è quindi un progetto a lungo termine che si svilupperà per diversi anni con interventi in alcuni settori che potranno essere attuati già nell’immediato. Per tale motivo il Piano di azione contiene (cfr. l’allegato Annex) anche una lista di interventi e una calendarizzazione di massima per conseguire la realizzazione di un’Unione dei mercati dei capitali entro il 2019. Il Piano d’azione, tenuto conto degli elementi raccolti, si basa quindi sui seguenti obiettivi fondamentali:

  • Creare maggiori opportunità per gli investitori: la CMU dovrebbe aiutare a smobilizzare capitali in Europa e smistarli verso le aziende, comprese le PMI, e verso progetti infrastrutturali nonché creare nuovi posti di lavoro. Dovrebbe offrire alle famiglie le migliori opzioni per soddisfare i loro obiettivi di pensionamento.
  • Collegare il finanziamento all’economia reale: la CMU è un progetto del mercato unico che andrà a vantaggio di tutti i 28 Stati membri , eliminando gli ostacoli agli investimenti transfrontalieri all’interno dell’UE e promuovendo relazioni più strette con i mercati dei capitali mondiali;
  • Promuovere un sistema finanziario più forte e robusto: un’apertura ad una più ampia gamma di fonti di finanziamento e di maggiori investimenti a lungo termine, assicurando che i cittadini e le imprese dell’Unione europea non siano più vulnerabili agli shock finanziari come lo erano durante la crisi.
  • Approfondire l’integrazione finanziaria e la concorrenza: la CMU dovrebbe portare ad una maggiore condivisione transfrontaliera dei rischi e rendere più liquidi i mercati che realizzeranno una migliore integrazione finanziaria, la riduzione dei costi e il rafforzamento della competitività dell’UE.

La Commissione, unitamente all’Action Plan, ha pubblicato: a) una proposta di regolamento sulla cartolarizzazione; b) una proposta di regolamento che modifica il Regolamento (UE) n. 575/2013 relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento; c) una proposta di Regolamento delegato che modifica il Regolamento delegato (UE) 2015/35 (Solvency II) e relativo allegato; d) un documento di consultazione pubblica sui regolamenti dei fondi europei di venture capital (EUVECA) e dei fondi europei per l’imprenditoria sociale (EUSEF); e) un documento di consultazione pubblica sulle obbligazioni garantite; f) una call for evidence sull’impatto cumulativo della normativa sui servizi finanziari, onde accertarne il funzionamento, senza  rischi di sovrapposizione di obblighi di comunicazione a carico degli stakeholder o di incongruenze tra le varie leggi.

Ulteriori interventi della Commissione prevedono la modernizzazione della disciplina sul prospetto, tenuto conto degli elevati costi per le IPO, soprattutto per le PMI. In ragione di ciò, la Commissione ha manifestato l’intenzione di avviare i lavori per una revisione della direttiva, presumibilmente entro la fine del 2015, con l’obiettivo di accelerare le procedure di approvazione e creare un regime proporzionato per le PMI. Il supporto alle PMI riguarderà anche una valutazione dei sistemi multilaterali di negoziazione registrati come un mercato di crescita (cd. SME Growth Markets) dove sono quotate le PMI, previsti dalla direttiva Mifid II.

La Commissione, inoltre, preso atto che non esiste al momento una regolamentazione europea sul crowdfunding, ha promosso un assessment dei regimi nazionali e delle best practices esistenti, a seguito del quale valuterà le misure idonee da adottare per lo sviluppo del canale alternativo di finanziamento.

La call for evidence sull’impatto cumulativo della normativa finanziaria

Sulla scia del lavoro del Parlamento europeo avviato nel 2014 (per esaminare la coerenza della legislazione UE sui servizi finanziari, come ad esempio il progetto di relazione del Parlamento europeo sul Bilancio e sulle sfide della legislazione dell’UE sui servizi finanziari) e di organismi internazionali, come il G20, Financial Stability Board (FSB), il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, la Commissione ha lanciato, in parallelo al Piano d’Azione, una call for evidence per valutare la coerenza complessiva del quadro della legislazione finanziaria.

La call for evidenceEU Regulatory Framework for Financial Services” è una consultazione pubblica con cui la Commissione ha invitato tutte le parti interessate, entro il 6 gennaio 2016, a fornire un feedback e l’evidenza empirica sui benefici, gli effetti indesiderati, la consistenza e la coerenza della normativa finanziaria adottata in risposta alla crisi economica. Deve rammentarsi che negli ultimi anni si è assistito ad un periodo di legiferazione intensa, che ha consentito all’UE di adottare misure rilevanti per ripristinare la stabilità finanziaria e la fiducia del pubblico nel sistema finanziario. Molte di queste misure – più di 40 in totale – sono state adottate però in circostanze difficili e in un breve periodo di tempo, sull’urgenza del provvedere. Se da una parte questo periodo di intensa regolamentazione ha prodotto come risultato un oggettivo miglioramento delle azioni di vigilanza e di mercato, dall’altra, deve rilevarsi che le numerose interazioni e sovrapposizioni tra le normative adottate potrebbero aver innescato (o innescare), come impatto collettivo, alcune conseguenze indesiderate.

La call for evidence serve dunque a presentare contributi per mettere la Commissione in condizione di valutare il quadro normativo globale dell’UE per i servizi finanziari, in linea con i principi di better regulation dell’Agenda della Commissione nonché per agevolare la realizzazione degli obiettivi della CMU, quali creare opportunità per gli investitori, connettere la finanza all’economia reale, promuovere un sistema finanziario più robusto, stimolando allo stesso tempo una maggiore integrazione e concorrenza tra i mercati. Attraverso la consultazione, la Commissione si propone, in definitiva, di individuare eventuali incongruenze, incoerenze e lacune nelle norme finanziarie, come gli oneri regolamentari inutili e i fattori che vanno ad incidere negativamente sugli investimenti a lungo termine e sulla crescita, per intraprendere successivamente le iniziative più idonee.

L’elenco completo dei problemi trattati nella consultazione pubblica è accessibile a questo link

 

(Virna Colantuoni)

Il presente contributo impegna solo l’autrice e non la Consob presso la quale la stessa svolge la propria attività lavorativa.

 

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