di Miriam Giorgio
Lo scorso 18 settembre la XIV Commissione per le Politiche dell’UE presso la Camera dei Deputati ha pubblicato un documento sulla Relazione annuale della Commissione europea “Legiferare meglio” per il 2011 concernente l’applicazione dei principi di proporzionalità e sussidiarietà (COM(2012)373). Nello stesso giorno, la XIV Commissione ha pubblicato anche un documento recante osservazioni sulla Relazione annuale per il 2011 della Commissione europea in merito ai rapporti tra parlamenti nazionali e Commissione europea (COM(2012)375).
I due documenti sono convergenti quanto alle osservazioni finali; sono altresì complementari, dal momento che hanno ad oggetto i suddetti interventi della Commissione europea che insistono, a loro volta, sugli stessi temi ed obiettivi: in particolare, sull’obiettivo di creare un buon collegamento tra le attività della Commissione e quelle dei parlamenti nazionali al fine di migliorare la qualità della normazione.
Si mette in luce come le Relazioni della Commissione europea sottolineino che il ricorso ai principi di sussidiarietà e proporzionalità potrebbe essere utile per uscire da una impasse ormai nota: l’Unione europea, infatti, non riesce ad agire efficacemente su questioni per le quali è insufficiente l’azione dei soli Stati membri, mentre interviene con eccessivo dettaglio in altri settori. Secondo la Commissione europea, occorrerebbe dunque rafforzare la presenza dell’Europa dove questa è più necessaria e, viceversa, attenuarne il peso dove essa è meno efficace e poco (o affatto) percepita dai cittadini nella cura di interessi che meglio può essere svolta a livello nazionale, regionale o locale. Tale risultato richiede una concezione dinamica del principio di sussidiarietà. In altri termini, il principio di sussidiarietà deve comportare un ampliamento dell’azione dell’Unione nel quadro delle sue competenze, ove le circostanze lo richiedano, o, al contrario, una sua limitazione quando questa non sia più giustificata. A tal fine, la Commissione europea deve garantire che sia valutata l’opportunità di un’iniziativa europea e prevederne le modalità. Sussidiarietà e proporzionalità delle proposte devono essere inoltre verificate nel corso delle consultazioni e dei processi di valutazione d’impatto. Peraltro, la Commissione ha istituito una nuova direzione per la valutazione d’impatto nell’ambito del suo Segretariato generale.
Nei documenti della Commissione europea si legge anche che è indispensabile che le metodologie applicate nelle valutazioni di impatto dal Parlamento europeo siano compatibili con l’approccio adottato per le valutazioni effettuate dalla Commissione europea e che sia assicurata la cooperazione con le competenti strutture dei parlamenti nazionali. Secondo la Commissione europea, infine, in quest’ottica, anche il Consiglio dovrebbe definire i criteri per lo svolgimento delle proprie valutazioni d’impatto.
La valutazione di impatto nelle istituzioni dell’Unione europea deve, dunque, tendere all’omogeneità metodologica ed applicativa al fine di un miglioramento della qualità normativa non solo europea, ma anche presso gli Stati membri.
Un altro punto di interesse nei documenti comunitari riguarda l’attuazione delle iniziative per la riduzione degli oneri normativi che gravano sulle piccole e medie imprese: questo ulteriore aspetto è collegato a quello sulle valutazioni dell’impatto della regolazione per cui la Commissione ha fornito importanti indicazioni.
La XIV Commissione del Parlamento italiano recepisce, dunque, le considerazioni espresse dalla Commissione europea: nelle osservazioni finali contenute nei due documenti, essa innanzitutto condivide la proposta di un approccio dinamico al principio di sussidiarietà da parte dell’UE. Quindi, conferma la necessità che la Commissione europea e le altre istituzioni competenti motivino in modo più analitico la conformità delle proprie proposte legislative sotto il profilo della sussidiarietà e della proporzionalità, fornendo indicatori qualitativi e quantitativi. Inoltre, per tenere conto del nuovo contesto giuridico e istituzionale delineatosi dopo il Trattato di Lisbona, appare importante procedere alla rinegoziazione dell’accordo interistituzionale del 2003 «Legiferare meglio», stabilendo metodologie e criteri precisi e rigorosi che guidino le valutazioni di impatto.
A questo proposito, la Commissione parlamentare per le Politiche dell’UE ribadisce che le metodologie per le valutazioni di impatto della Commissione, del Parlamento europeo e del Consiglio dovrebbero essere tra loro convergenti e uniformi, anche al fine di agevolare la verifica del rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità da parte dei parlamenti nazionali.
Infine, quanto agli oneri normativi, la XIV Commissione del Parlamento italiano osserva che, in coerenza con il principio di proporzionalità, è necessario che la Commissione europea, al momento della preparazione delle proposte normative – ed il Parlamento ed il Consiglio all’atto del loro esame – rispettino rigorosamente il principio del “pensare anzitutto in piccolo” (Think small first) e riducano al minimo indispensabile gli oneri normativi che gravano sulle PMI: è chiaramente necessario, a tal fine, applicare in modo rigoroso il “test PMI” (già previsto dallo Statuto delle imprese, approvato con legge 11 novembre 2011 n. 80 art. 2 che ha aggiunto il comma 5 bis all’art. 5 della Legge 28 novembre 2005 n.246).