Il Gambling Act del 2005 ha previsto una serie di misure per la riorganizzazione e il controllo del gioco d’azzardo, prevedendo un nuovo sistema di licenze per l’apertura di nuovi casinò. In particolare, la legge inglese ha differenziato il regime autorizzatorio sia tra i casinò di diversa dimensione, sia tra quelli esistenti e nuovi. La legge inglese ha poi conferito al Ministro competente di emanare atti regolamentari (il cd. Transitional Order) per classificare e differenziare i vari casinò, a cui spettano un numero diverso di licenze a seconda della categoria di appartenenza, ovvero tra casinò già esistenti e nuovi casinò.
La British Casino Association ricorre alla Queen’s Bench Division della England and Wales High Court, lamentando che tale differenziazione della disciplina danneggi coloro che già possiedono una licenza.
Gli atti vengono infatti impugnati sulla base di tre censure: anzitutto, si sostiene che il Ministro non avesse le competenze per emanare gli atti regolamentari; in secondo luogo, si osserva che nella procedura di consultazione pubblica sulle proposte di modifica non vi era stata specificazione circa la differenziazione dei regimi autorizzatori tra chi avesse già una licenza e nuovi casinò. In terzo luogo, ad avviso della ricorrente il Ministro è incorso in errore materiale nell’effettuazione dell’analisi di impatto della regolazione esercitando, conseguentemente il suo potere su una base erronea.
Il giudizio si impernia sui limiti e sulle regole procedurali cui il potere normativo delegato è sottoposto, in raffronto con l’attività amministrativa tradizionale. La Corte respinge il ricorso e richiama alcune sentenze secondo le quali l’autorità deve fondare la propria valutazione finale su un quadro informativo completo.
Nel caso specifico, in base a tale principio, ad avviso del giudice, è anzitutto da verificare se il Ministro avesse il potere di determinare il regime delle licenze o se ciò fosse già determinato dalla legge, nonché se avesse consultato gli interessati o comunque raccolto le informazioni rilevanti. Il giudice inglese ritiene che il Gambling Act non esaurisca il regime di classificazione dei casinò e che dunque tale aspetto sia di competenza del Ministro.
Per ciò che concerne l’errore materiale nell’analisi di impatto della regolazione, poi, si osserva come non solo che non vi sia stato, ma che esso comunque intervenga su di un aspetto rivelatosi irrilevante per la determinazione finale della misura regolatoria.
Con riferimento alla procedura di consultazione, in particolare, si afferma che, sulla base della giurisprudenza precedente, l’attività normativa svolta da un organo formalmente amministrativo, quale il Ministro, ma riguardante l’adozione della legislazione delegata, non è sottoposta a un generale obbligo di consultazione. A meno che non vi sia uno specifico obbligo di legge, il principio di fairness procedurale non riguarda l’attività legislativa delegata. Inoltre, nel caso in cui l’organo delegato decida di sottoporre la propria proposta regolatoria a consultazione, eventuali contestazioni circa la correttezza dello svolgimento di tale procedura, non trovano rimedi di tipo giurisdizionale, ma politico. Tale assunto deriva dal fatto che nei casi di adozione di misure legislative primarie e delegate la consultazione ha una funzione non democratica, ma integrativa delle informazioni a disposizione dell’organo decisionale. Essa pertanto non deve essere necessariamente posta in forma dialogica, ma è che gli interessati possano esprimere le proprie osservazioni sulla proposta.
La Queen’s Bench Division quindi ritiene che, nel caso di specie non vi sia alcun obbligo di consultare gli interessati, né sulla proposta di regolazione complessiva, né sulla specifica misura di differenziazione della disciplina autorizzatoria dei casinò. In altri termini, l’obbligo per il legislatore di informare la propria proposta regolatoria ai canoni di proporzionalità e di completezza dell’istruttoria, si intende adempiuto a prescindere dall’ascolto o meno degli interessati.
Sentenze citate:
- Bates v Lord Hailsham of St Marylebone [1972] 1WLR 1373
- Bapio Action Ltd v the Secretary of State for the Home Department and another [2007] EWHC 199
Il principio di fairness implica che l’Autorità pubblica, nell’esercizio della discrezionalità amministrativa, debba valutare l’impatto di una misura sui futuri destinatari della stessa. In questo senso, essa deve consultare preliminarmente gli interessati e reperire le necessarie informazioni per definire la decisione. Tale principio non si applica tuttavia in caso di legislazione primaria e delegata, in cui la consultazione degli interessati è del tutto discrezionale ed eventuale. In questi casi, infatti, il fatto di aver deciso di condurre una procedura consultiva non obbliga il legislatore a rispettare certi standard circa il suo svolgimento.
The exercise of administrative discretion is subject to the principle of fairness, which imposes to assess the impact of the draft regulation, to undertake the consultation of affected parties and to collect all relevant information. However, the principle does not affect the process of primary or delegated legislation. The informal consultation of representative bodies is not mandatory and, when put in place, cannot be judicially struck down on the ground of failure to consult properly.
Sintesi e massime a cura di Maria Sole Porpora